L’Associazione crede che la persona con disabilità non sia né un malato da curare, né un bambino da proteggere, anzi un persona con delle potenzialità da sviluppare. L’Associazione sviluppa progetti che aiutano a raggiungere diversi gradi di interdipendenza, attraverso percorsi pensati per la singola persona con disabilità. Dall’interdipendenza è possibile allenarsi per raggiungere una vera e propria autonomia, che significa anche autonomia abitativa.
Lasciando libera la persona di fare le proprie scelte, il percorso individua nelle attività di routine quotidiana le occasioni per raggiungere una sempre maggiore autonomia. Più che pensare a “risolvere” una problematica sul momento, l’obiettivo è di fornire gli strumenti per sentirsi sicuri nelle attività della vita: dalla cura di sé e della casa, dal lavoro / occupazione fino alla gestione delle relazioni con gli altri.
Il fine ultimo è il ben-essere della persona, il suo diritto ad avere una “vita buona”.
- Il Percorso di autonomia abitativa, che si svolge al secondo piano di Cjasaluna, permette di passare dalla comunità-famiglia a livelli di autonomia più alti. Il percorso dura tre anni e le attività educative considerano diverse aree fondamentali (prendersi cura di sé e della casa, il lavoro / occupazione, l’organizzazione del tempo libero, avere autonome relazioni affettive con i parenti, gli amici e di coppia, affrontare e superare il grande e delicato tema della sessualità).
- Il Percorso di Propedeutica all’abitare a Sacile nasce da una coprogettazione con l’Aas 5 Friuli Occidentale. Prevede la partecipazione di 3 utenti con disabilità intellettiva. Il percorso che si svolge presso un appartamento in Via Colombo a Sacile, dura di tre anni e si svolge in un contesto residenziale, per acquisire capacità e autoconsapevolezza. Il percorso è modulare: il ruolo dell’equipe educativa è molto dinamico, va da una presenza costante nel primo periodo per poi diminuire gradualmente fino a diventare presenza di supervisione all’autonomia. Una volta acquisita capacità e autoconsapevolezza, sarà possibile cercare una soluzione abitativa sul territorio, che prevederà il minimo supporto educativo.
- La vita indipendente: definiamo così l’avvio del percorso che normalmente segue la propedeutica e che prevede che le persone con disabilità, una volta raggiunti gli obiettivi di quel progetto, trovino una soluzione abitativa autonoma con il supporto (educativo) minimo dell’Associazione Laluna.
- I Progetti di Autonomia individualizzati vengono avviati in collaborazione con i servizi sociali e le famiglie, per lavorare sulle autonome residue, implementandole. Il percorso si sviluppa in un triennio, secondo queste modalità:
- incontri settimanali dedicati con l’educatore
- attività educative individuali e di gruppo in comunità per rafforzare i temi trattati in colloquio
- una residenza in comunità Cjasaluna di alcuni giorni al mese (la durata dipende dalla persona e dalla fase del percorso)
- I Progetti di Autonomia (pt.2): Questo percorso prevede che i partecipanti siano molto motivati, perché le sfide da affrontare sono molte. Le attività sono ampie a vanno dal potenziamento delle abilità cognitive (come ad esempio la memoria e la rapidità di risposta), allo sviluppo e il mantenimento di abilità di autonomia (come ad esempio la cura della persona, la gestione della propria salute, uso del denaro, l’orologio, il telefono), fino alla promozione di attività sociali e del tempo libero, guardando anche ai vari aspetti (la mia persona, il lavoro, la famiglia, gli amici, l’amore, lo sport, la casa, ..), che si vorrebbero approfondire. La finalità è quella di costruire un progetto di vita, pensato dalla persona stessa.
- I Progetti di Autonomia di gruppo I progetti di autonomia si possono sviluppare partendo anche da gruppi di lavoro piuttosto omogenei e che portino le stesse problematiche (es. affettività, difficoltà relazionali in contesto lavorativo). Attraverso un lavoro di equipe con il supporto dei servizi e la collaborazione delle famiglie, si creano momenti di lavoro e discussione di gruppo nei quali si sviluppano temi che in un secondo momento saranno “sperimentati” nella realtà, attraverso delle attività educative. Questi progetti sono sviluppati sulla base delle caratteristiche del gruppo e possono comprendere tappe evolutive anche piuttosto importanti.
Peer education: una nuova sfida per le persone con disabilità
L’esperienza
Il desiderio di diventare adulti e la possibilità di confrontarsi con i propri coetanei, in un percorso di “educazione alla pari”, per mettersi tutti insieme in gioco. È l’esperienza vissuta dall’estate del 2016 da un gruppo di 7 ragazzi tra i 22 e i 34 anni, conclusa nell’estate del 2017 con l’organizzazione in autonomia in un soggiorno al mare, e dai loro “peer educator”, i coetanei Luca, Andrea e Gloria, che dal 2014 hanno seguito un percorso di propedeutica all’abitare in un appartamento a Sacile. I tre ragazzi, durante i due incontri programmati ogni settimana nell’arco dell’anno, hanno mostrato al resto dei coetanei tutto ciò che hanno a loro volta potuto sperimentare, seguiti da una equipe di educatori.
L’educatore tutor
La peculiarità del percorso di “peer education”, che ha l’obiettivo di aumentare il ventaglio delle autonomie non solo dal punto di vista pratico, ma soprattutto relazionale, è la presenza di un solo educatore definito “educatore tutor”. Il tutor, attraverso le competenze dei peer educator e il loro coinvolgimento attivo, favorisce il trasferimento delle autonomie al nuovo gruppo di ragazzi: come gestire una casa, tenere curato il proprio corpo, relazionarsi con gli amici. Non è stato sempre facile riuscire a gestire le relazioni. “Condividendo insieme lo stesso appartamento e con il supporto degli educatori, siamo riusciti a conoscerci meglio e andare d’accordo”, raccontano i tre “peer educator”.
Le attività esterne
Il percorso ha previsto molte attività esterne: la visita dei paesi vicini (Udine, Treviso, Pordenone), la partecipazione alle iniziative offerte dalla comunità, e anche attività ludiche, come la gita organizzata a Gardaland. Durante l’estate 2017 le autonomie sono state messe alla prova in occasione del soggiorno al mare: i 7 ragazzi, divisi in due micro-gruppi, hanno scelto l’appartamento, a Bibione, il periodo, i giorni di vacanza (due settimane), hanno prenotato l’appartamento e organizzato l’intera vacanza, raggiungendo il luogo di soggiorno in modo autonomo con i mezzi pubblici, il tutto con il minimo supporto educativo (circa 20 ore distribuite in 4 interventi mirati per tutto l’arco delle due settimane di vacanza).
I risultati
Il cambiamento di contesto è stato stimolante e ha permesso di raggiungere risultati significativi: una maggiore gestione delle dinamiche di gruppo; una nuova percezione dei propri soldi, guadagnati per la maggior parte grazie alle borse lavoro, in un’ottica di risparmio; una maggiore gestione della casa. I tre “peer educator” hanno fatto visita agli altri coetanei, trascorrendo una intera giornata insieme alle terme. La stretta comunicazione tra le famiglie e il servizio ha permesso ai ragazzi di continuare a sviluppare le proprie autonomie anche a casa propria. Il forte desiderio dei ragazzi di avere una vita indipendente, fuori dal nucleo familiare, si è concretizzato con una lettera scritta dai ragazzi stessi, in cui hanno richiesto di fare una esperienza abitativa “..come quella di Luca, Andrea e Gloria (i peer educator)”.